Electronic music improvvisation

Rituale d'autunno

2004

con Maurizio Barbetti viola


«L’idea compositiva di Rituale d’autunno parte dal pensiero dell’autunno inteso come momento dell’anno ma anche della vita. È il momento in cui tutto declina, anche se il clima è ancora caldo, e inizia a profilarsi l’inverno che chiude il ciclo dell’anno e della vita.
È un momento che infonde una certa calda tristezza.
“Rituale” perché questo serve a prendere coscienza dell’ineluttabilità della trasformazione della materia ma anche del suo senso profondo. Infatti, nella freddezza dell’inverno c’è già la promessa della rinascita in una nuova primavera. Per questo è importante vivere ogni periodo pienamente e saper trovare il significato e la bellezza di ogni momento».

Simmetrie

Rituale d’autunno è un’opera multimediale che sintetizza in un prodotto unitario varie forme artistiche e diversi linguaggi musicali.
Realizzato nel 2004, il video si è avvalso della collaborazione di altri artisti, il violista Maurizio Barbetti, la pittrice Lili Coda; il lavoro complessivo è infatti il risultato dell’integrazione fra musica, immagini simboliche, dipinti, immagini tratte da antichi testi musicali e fotografie scattate dallo stesso Sinigaglia.
L’organico utilizzato, pertanto, non si limita agli strumenti elettronici e acustici ma è allargato a componenti che riguardano la sfera delle arti figurative.
Come lo stesso autore afferma: «Per me le immagini sono come un altro strumento che completa la partitura: le fotografie corrispondono ai suoni concreti, i dipinti agli strumenti acustici e i simboli ai suoni di sintesi. Il movimento è quello che fa entrare l’immagine nel discorso musicale».
La poliedricità dell’organico investe anche la parte musicale che comprende timbri provenienti da diverse fonti: i suoni acustici prodotti dalle tre viole, i suoni elettronici che derivano da una base in cui sono stati campionati suoni concreti, provenienti dal mondo della natura (acqua, respiro, vento, campanacci del bestiame che richiamano situazioni agresti…) e in cui sono stati elaborati suoni di sintesi, come ad esempio tutta la parte che richiama le percussioni con timbri e ritmi orientaleggianti. Il largo impiego dell’elettronica, attraverso strumenti tecnologici avanzati, consente al compositore un controllo minuzioso del materiale che lui ha scelto e messo a disposizione, permette una maggiore padronanza, una più ampia possibilità di intervento razionale, misurato, calcolato sui diversi parametri acustici, visivi, cinestetici che altrimenti sarebbero affidati ad esecutori e collaboratori la cui sfera umana, il loro stesso carattere contingente, per quanto essi possano essere abili e fedeli interpreti, inciderebbe profondamente sull’opera, senza assicurare una perfetta aderenza agli intenti dell’autore.
«Ogni periodo storico ha i suoi strumenti e linguaggi, con l’elettronica ho a disposizione una tavolozza timbrica duttile e completa e posso controllare il mio lavoro nei minimi dettagli (…). Naturalmente, alla fine, nel mixaggio, posso togliere quello che non mi soddisfa o modificarlo».
Con queste parole, Riccardo Sinigaglia, mette in rilievo l’importanza e l’indispensabilità di avvalersi dell’elettronica per la sua attività compositiva, in quanto essa favorisce e perfeziona le tecniche costruttive che in precedenza venivano impiegate solamente con strumenti acustici o con altre fonti sonore a disposizione.


L’impiego del computer, inoltre, arricchisce le possibilità timbriche, dinamiche, ritmiche e aumenta notevolmente il numero di frequenze sfruttabili nel tessuto compositivo; permette di rivedere, correggere, perfezionare il prodotto musicale (o multimediale) che, una volta fissato secondo la volontà del compositore, si conserva immutato nel tempo e può essere ascoltato sempre identico, senza essere soggetto alle modificazioni che inevitabilmente si verificano quando l’esecuzione viene affidata a interpreti diversi, in luoghi le cui condizioni ambientali variano di volta in volta.
Gli studi di architettura, insieme alle altre esperienze artistico - musicali e personali del compositore, hanno influito sul suo modo di operare e di concepire l’opera:
«Nella musica cerco l’integrazione tra gli elementi che sono alla base della mia formazione e che ho vissuto spesso con difficoltà in quanto contraddittori, come culture estranee tra loro».
In Rituale d’autunno, come in molti altri brani, si intuisce l’interesse di Sinigaglia per le culture extraeuropee e per la simbologia, che entrano a far parte integrante del suo stile compositivo.

«Molti simboli che uso appartengono alla tradizione occidentale, infatti anche da noi la simbologia ha sempre avuto grande importanza anche se da un paio di secoli è andata perdendosi; per questo spesso è più facile rivolgersi ad oriente dove queste tradizioni sono rimaste vive.
Io sono un appassionato di mitologia e storia delle religioni, ho incominciato ad interessarmene da ragazzo leggendo i libri di Jung e in seguito ho letto molto di autori come il nostro Elemire Zolla, Joseph Campbell, Mircea Elide, Marius Schneider ecc.».

La composizione rispetta un impianto architettonico - razionale prestabilito; i diversi movimenti alternano parti con una struttura ritmica basata su rapporti matematici (ad esempio i suoni di sintesi) ad altre sezioni più fluide perché libere dal tempo metronomico (alcuni passaggi delle viole o i suoni concreti). L’esperienza nel campo dell’architettura porta il compositore a vedere le parti musicali come strutture che si sovrappongono e si ripetono modificandosi, attraverso procedimenti contrappuntistici, più che armonici. Anche i simboli, i dipinti, le fotografie si intrecciano fra loro e, con i suoni, creano un gioco compositivo simile a quello delle voci di un brano polifonico.
Le immagini, costruite da Sinigaglia al computer, seguono le stesse coordinate del procedimento compositivo - musicale razionale che fa capo alle leggi simmetriche dell’imitazione, della ripetizione, della variazione, della trasformazione, della sovrapposizione, del contrappunto, della circolarità…
«Il metodo compositivo delle immagini è simile a quello musicale; le elaborazioni delle immagini seguono le stesse logiche di quelle del suono e questo è ancora più vero usando il computer, perché le tecniche che sull’analogico erano diverse qui si avvicinano anche operativamente. Però penso sia facilissimo per un musicista avvicinarsi al mondo del video mentre è più difficile per un pittore il contrario, in quanto non è abituato a pensare la sua opera nel tempo che trascorre».
In Rituale d’autunno le forme che vengono proposte e trasformate, i simboli che appaiono e che gradualmente svaniscono, tendono a stabilire la simmetria dell’immagine la quale corrisponde al rigore costruttivo dei suoni di sintesi. Forme sferiche, tondeggianti, contorni fluidi, gradualmente cangianti, figure complesse, poligoni e solidi roteanti che si trasformano e si sviluppano attraverso processi elaborativi; inquadrature di particolari delle immagini che lentamente si allontanano e offrono diversi punti di vista dello stesso oggetto; fotografie dai contorni sfuocati che diventano sempre più nitide per poi fondersi con altre immagini; continui echi, richiami, ritorni da un tempo passato e da diverse culture… Tutto questo non avviene tramite forti contrasti, cesure o giustapposizioni ma risulta dalla progressiva trasformazione di un’unica materia sonora e visiva, in continuo movimento.

Lo stesso titolo dell’opera, del resto, suggerisce l’idea di un movimento ciclico, di un “rituale” che inevitabilmente si ripete e che ritorna, uguale e inesorabile, su se stesso.
Si può percepire, all’ascolto, anche dal punto di vista strettamente musicale, l’assetto razionale e simmetrico che governa l’opera nella sua interezza: gli interventi acustici delle viole, quelli concreti appartenenti ai timbri del mondo della natura e le parti percussive create con suoni di sintesi si integrano in un evento unitario, alternando sezioni in cui ognuna delle componenti, a turno, prevale sulle altre, come ad esempio gli assoli della viola o, in alcuni momenti, la dinamica più accentuata delle percussioni; una logica di assoluto equilibrio fra le parti viene comunque sempre mantenuta.
Le variazioni dinamiche e agogiche non giungono mai improvvisamente o per contrasto perché, la maggiore o minore intensità, l’incalzare del movimento, sono conquistati per gradi, attraverso lunghi crescendi/diminuendi e accelerazioni che rispecchiano il roteare continuo, incessante delle figure a due o tre dimensioni, le quali sembrano arrivare da lontano, si trasformano, infine svaniscono.
A titolo esemplificativo sono riportate alcune immagini che rappresentano i simboli tratti da antichi testi musicali e alcune forme/figure simmetriche:

Asimmetrie

L’accento posto sul fondamentale equilibrio che governa l’opera presa in esame, sulla razionalità con cui vengono integrati i diversi elementi musicali, visivi, cinestetici, non esclude la presenza di componenti asimmetriche le quali costituiscono un ulteriore aspetto compositivo, confluente nell’assetto globale. Della sua musica in generale Sinigaglia afferma: «Nei miei brani si potranno ascoltare parti completamente scritte ed altre con elementi improvvisativi, un mescolarsi continuo di linguaggi: quello della musica elettronica e d’avanguardia, il minimalismo, il jazz, la musica araba ed ebraica, le poliritmie dell’estremo oriente e il richiamo della musica classico – sinfonica che è stata il mio primo amore».
Del resto, il compositore dichiara apertamente di confidare nell’integrazione delle arti e nell’equilibrio espressivo che si instaura tra istanze contrapposte.
« Per me l’integrazione fra le arti è molto importante. Penso che ci siano due polarità contrapposte, improvvisazione e struttura che, per un equilibrio espressivo, sono entrambe necessarie. L’arte in un certo senso è unica e si esprime attraverso diversi media, destinati ad agire sui diversi sensi».
Anche in Rituale d’autunno convivono elementi di provenienza molto differente: alcuni appartenenti al mondo della natura, come i suoni concreti, acustici, le fotografie; altri realizzati dall’artificio umano, ad esempio i suoni elettronici, i simboli. Mentre questi ultimi tendono a stabilire un movimento simmetrico, l’asimmetria è generalmente ottenuta attraverso le immagini e i timbri riferiti al contesto dell’ambiente circostante, alla forza “ingovernabile” e razionalmente ingestibile della natura che ci circonda: il movimento e il suono dell’acqua che scorre, lo scampanellio di un gregge che pascola, la forma asimmetrica di un’imponente catena montuosa, dei petali di un fiore, delle foglie cadute dall’albero e sparse a caso sul terreno, dei sassi, delle nuvole in continua trasformazione, il respiro umano o lo spirare del vento…
Queste immagini (fotografie e dipinti) rappresentano le forme asimmetriche di alcuni elementi appartenenti all’ambito naturale.

In quest’opera coesistono, quindi, suoni ed immagini appartenenti a sfere contrastanti: l’imprevedibilità della natura che si oppone al rigore costruttivo dell’uomo, determinato artificialmente, per mezzo del computer.
Dal punto di vista musicale, questa opposizione si traduce con la parte delle viole (unico strumento acustico) che agisce molto liberamente, in contrasto con i suoni di sintesi che sono misurati secondo calcoli matematici. La coesistenza degli interventi delle viole con quelli elettronici, determina una contrapposizione tra una situazione di dinamismo (eventi melodici su ritmo dilatato, non misurato dello strumento acustico) e di staticità (ritmo regolarmente scandito, ritorni, ripetizioni delle percussioni).

Con le seguenti parole, Sinigaglia sottolinea il ruolo fondamentale che, nell’opera, assume la componente non controllabile dell’intervento dell’esecutore, il quale l’autore lascia libero di improvvisare, seguendo le suggestioni suggerite dalla base elettronica; rimarca inoltre la valenza espressiva, irrinunciabile, nell’assetto complessivo, delle contrapposizioni e delle asimmetrie.

«Ho scritto la partitura delle parti melodico - ritmiche con Finale, però non l’ho inviata al violista perché ho preferito che studiasse la base e sperimentasse quello che essa gli suggeriva; gli ho indicato solamente certi elementi che desideravo, come i lenti glissandi. In studio poi, gli ho dato ulteriori ragguagli e ho stampato alcune battute che desideravo precise. Naturalmente questo vale con strumentisti con cui si ha un rapporto stretto: io e Barbetti, infatti, abbiamo anche suonato molto insieme. Certamente le contrapposizioni tra elementi statici e dinamici, assonanze e dissonanze ecc. sono molto importanti per il significato globale dell’opera».

Durante l’ascolto, a livello comunicativo, Rituale d’autunno sembra trasmettere l’evolversi cangiante di situazioni contrastanti e mutevoli (luce, penombra, ottimismo, irrequietezza, attesa, staticità, forza soprannaturale, stupore, ricerca, memoria, tristezza, speranza…), velate da una sottile nostalgia che si manifesta in una sorta di “eterno ritorno”. Questa componente ciclica, tuttavia, viene arricchita da elementi sempre nuovi che lasciano intravedere un procedimento compositivo “a spirale”, sempre ciclico, ma nutrito, ogni volta, da nuove esperienze, da soluzioni musicali e visive che ritornano trasformate e rinnovate e che sembrano annunciare la possibilità di una rinascita non più solo “attesa” ma positiva e reale.

Una riflessione dell’autore su Rituale d’autunno e sulla composizione in generale lo porta ad affermare che debba esistere un ineffabile, un indicibile che solo la peculiarità propria della musica (il fatto di procedere per opposizioni, per contrasti in continua ricerca di equilibrio e di conciliazione), riesce a rivelare, aldilà di ogni concetto o discorso razionale:
«… del resto è come nel linguaggio scritto: esiste il saggio il cui significato è tutto nel testo ed esiste la poesia dove il testo serve per innescare delle risonanze che vanno al di là del mero significato delle parole.
Il significato finale è che, nonostante le apparenze e le difficoltà, c’è un senso in tutto quello che avviene e sta a noi scegliere di trovarlo».

Maria Rosa Di Maio (estratto dalla tesi di laurea: "Simmetria e assimetria nell'espressione musicale" Corso di Laurea in Filosofia, Università Cattolica Milano).